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“La salute innanzitutto” non è certo un modo di dire, ma una cosa seria. Così è anche per l’impatto psicologico dello stare a casa per gli adolescenti. Per i ragazzi e le ragazze, la scuola è importantissima, certo, almeno quanto il lavoro per i loro genitori. Ma il loro stato d’animo, l’umore, la crescita, come sono messi in questo frangente? Alzarsi presto per andare a scuola era un sacrificio di cui avrebbero fatto volentieri a meno, ma anche una prima regola che dava un ritmo alle loro giornate. Per raggiungere la scuola, molti di loro prendevano un mezzo pubblico, non sempre comodissimo negli orari e nei posti a disposizione.
Uno dei modi per rendersi via via più autonomi dalla Panda del nonno, che li ha scarrozzati dovunque fin dai tempi dell’asilo. E poi, varcato il famigerato portone soprattutto in quei giorni in cui due verifiche e tre interrogazioni sembrano una congiura, era possibile incontrare persone della loro età, oggi esperienza solo virtuale. Relazioni di scuola, alcune gradevoli altre meno, e imparare a socializzare, quando è facile e quando è difficile, quando si vuole e quando non si vuole. Relazioni non solo con i pari, ma anche con il mondo adulto degli insegnanti, sperimentando fiducia, ispirazione e qualche volta frustrazione. Infine, tornare a casa e volare in palestra, in piscina, al campetto per scaricare tutte le rabbie dell’età e recuperare le endorfine necessarie a crescere grazie allo sport, quello che insegna a porsi degli obiettivi e a sudare, letteralmente, per essi. E che dire dei gruppi parrocchiali del nostro territorio, piccoli grandi sgangherati o gasatissimi che siano? Dove altro c’è l’opportunità strutturata per togliere gli adolescenti dall’isolamento delle relazioni virtuali e farli incontrare con ragazze e ragazzi veri, senza l’ansia della verifica a scuola o della prestazione sportiva? Qui gli adolescenti potevano (e potranno) trovare amicizia, sperimentare i primi batticuore, scoprire la loro strada, fare semplici esperienze di condivisione e volontariato, avere valori e modelli trasmessi da giovani non molto più grandi di loro. Un modo graduale per uscire di casa e un’occasione di divertimento non legato allo sballo. Grest, campiscuola, gruppi giovanili, per favore, rimanete il punto di riferimento della nostra sana gioventù! E incontratevi anche adesso, online, magari mezz’oretta la settimana.
Come genitori è giusto chiedersi: quando potranno uscire di casa, questi figli scapperanno via diventando imprendibili e ingestibili o avranno perso sicurezze e competenze sociali cadendo nell’isolamento volontario e patologico dei cosiddetti hikikomori? Inoltre, ora che rischiano di isolarsi in camera e di stare davanti agli screen anche quando non serve, che effetto ci fa sapere che in un mese di lockdown c’è stato un boom di segnalazioni di abusi e adescamenti in rete ai danni dei nostri minori in quarantena? Come non ricordare il richiamo forte di Giovanni Paolo II, quando affermò: “Ci sono molti orfani di genitori vivi!”. Infine, un pensiero alla classe di maturità del 2020. Questi ragazzi che si sono frettolosamente salutati per le vacanze di carnevale, che hanno esultato per quello che sembrava un surplus di ferie e che forse non rivedranno più il loro banco. Sì, saranno promossi ma senza quell’ultima gita di liceo e quella notte prima degli esami da ricordare per sempre. Mettiamoci nei loro panni e nei loro cuori, guardiamoli negli occhi e abbracciamo questa strana gioventù.