Tutti i diritti riservati
Gli adolescenti che agiscono in maniera violenta ci sono sempre stati, spesso provenendo da ambienti palesemente a rischio. Ciò che è nuovo non è dunque scoprire che esiste la criminalità minorile, ma rendersi conto una volta per tutte di dove essa si trovi e di come si generi oggi. La violenza oggi sta in quella presunta normalità, bei voti compresi, che gli adulti preferiscono invocare dopo le disgrazie, in realtà tragedie annunciate. Meglio dire “come famiglia, scuola e comunità non ci abbiamo fatto caso”, punto. Spesso si tratta di ragazzi cresciuti a brioches e disvalori, consapevoli che i comportamenti che stanno mettendo in atto vanno contro le regole e convinti di farla franca con gli educatori e con la legge.
È normale fare uso e spaccio di sostanze anche “modico”? No di certo. E una famiglia (o scuola) attenta può rendersene conto quando c’entra la droga? Sì. Finirà male, se non malissimo, frequentare coetanei che trasgrediscono la legge? Sempre. E bisogna dirlo? Sì. Controllare le frequentazioni dei figli? Sapere dove sono e con chi sono perché se ne parla? Minimo. Stare per ore sui social a vedere i soldi e il successo degli altri induce a diventare disonesti per avere tutto e subito? Indubbiamente. Confondere i desideri con i diritti vuol dire non avere rispetto per la vita soprattutto dei più fragili? Sì. Farsi dai cinque anni selfie e video ammiccando, insegna che si può ottenere ciò che si vuole continuando ad ammiccare? Purtroppo ancora sì. Stare ore su videogiochi dove fai punti se ammazzi qualcuno, anestetizza rispetto al dolore altrui? Ovvio. Confondere il virtuale col reale, induce ad agire in modo violento incurante che non stai davanti a un pupazzetto ma a una persona che ha solo quella possibilità d’esistenza? Ci sono fior di studi che lo dimostrano. E chi gira con un coltello in tasca prima o poi lo userà? La risposta è già stata data dalla cronaca.
Le ragioni del dilagare della devianza nella presunta normalità sono legate quindi anche ad un drastico cambiamento del modo di educare, insegnare e formare. Se possiamo definire cambiamento l’assenza di presenza fisica e di conseguenza emotiva dei genitori. Come pure l’assenza di esempio e la mancanza di controllo: la tutela dei minori prevale sempre sulla loro così detta privacy, peraltro letteralmente asfaltata nei social degli adulti. E ancora la scarsità di educatori solidi e di punti di riferimento autorevoli, cioè di persone non banali e ridicolmente giovani oltre l’età cronologica. Di contro ci sono ragazze e ragazzi splendidi, che sanno stare a questo mondo, felici e pure resilienti quando c’è da tener botta. Adolescenti che possono contare su adulti di qualità a casa e fuori. Su famiglie consapevoli che essere genitori comporta un full-time di almeno vent’anni durante il quale assisti al più bello spettacolo del mondo. Queste persone belle non sono solo la gioia dei loro genitori, ma il miglior contributo che si possa dare al futuro di tutti.