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È già stato scritto tanto da molti, ma la vita spezzata di un bambino e della sua famiglia a causa di balordi che hanno ucciso per soldi, fama, successo, likes e followers merita sicuramente giustizia e molte molte riflessioni. Un bimbo è rimasto vittima di una challenge ripresa coi cellulari e postata su YouTube, questa è la verità che dovremmo recepire tutti ma soprattutto i genitori e i nonni di questa generazione. Potrebbe essere che il minore che ciascuno ha a casa sia travolto dalla prossima sfida o che sia lui stesso a lanciarla. Perché, anche stavolta, non possiamo invocare nessuna patologia psichiatrica o problematica psicologica nei colpevoli ma esclusivamente la mancanza di valori data dall’assenza di educazione specialmente emotiva, dalla mancanza di adulti di riferimento degni di questo nome e dall’avido desiderio di soldi facili, in primis delle famiglie di questi giovani adulti. Il problema è pedagogico, culturale e grave. Innanzi tutto: allevare o educare?
Chi alleva risponde unicamente ai bisogni materiali, in buona parte legittimi, di figli e nipoti, chi educa mostra con la vita che non ami qualcuno se sei solo un fornitore di beni e servizi. Per educare serve stare insieme tanto e fare tante cose insieme, non lasciarli con lo smartphone in mano e giretto al centro commerciale d’inverno e coda in auto verso la spiaggia da maggio. Se è così, auguri. E poi c’è una pandemia inconsapevole e incontrollata tra gli educatori che è quella di essere capitani che fanno l’inchino e sappiamo che l’ultimo che l’ha fatto ha anche abbandonato la nave con i suoi morti annegati. Fare gli amiconi, non prendere decisioni, non mettere regole, chiudere un occhio anzi due sulla trasgressione sembrava avesse creato orfani ma in realtà viene sempre più spesso definita come l’uccisione metaforica del figlio da parte del suo genitore. Bambini delle elementari che dicono che di lavoro faranno le/gli youtubers per “non fare la vita dei miei genitori, che devono lavorare per guadagnare soldi” io li ho sentiti, non sono pochi e mediamente hanno genitori e nonni dormienti che li guardano come se fossero dei geni.
Sono gli stessi adulti che poi si meravigliano che queste tragedie possano accadere. E quando mi è capitato di chiedere l’argomento del futuro vlog, sperando che almeno uscisse la passione per qualcosa, la risposta è stata “un argomento qualsiasi che farà likes”. E, a scanso di equivoci, sicuramente sul web ci sono dei veri artisti ma farsi selfie quando si compiono banalità o atrocità non è arte, neanche la settima, neppure l’ottava. In realtà in cinquanta ore di guida ad alta velocità potevano scappare anche più morti, due tre passanti o tutti gli occupanti dell’auto travolta dal bolide. Insomma, il disastro educativo che ci fa piangere l’assurda uccisione di un innocente ha radici ormai lontane nel tempo ma sono di là in cameretta. Cosa rimane dei cellulari che abbiamo regalato? Sempre più spesso tragedie.