Come andare d’accordo tra fratelli e sorelle da piccoli come da adulti? Risposta secca e immediata: essendo figli unici. Sembra uno scherzo ma non lo è…
(in copertina i simpaticissimi Richard “Richie” e Joanie “Sottiletta” Cunningham, fratello e sorella in Happy days)
I motivi personali per cui una coppia sceglie di avere un solo figlio non sono semplicemente, come si potrebbe credere, “non c’ho tempo, non c’ho soldi, non mi piacciono tanto i bambini o non ne arrivano di altri…” Gli studi e le testimonianze di chi ha compiuto questa scelta rivelano che il motivo stia spesso nell’aver vissuto i propri fratelli e sorelle, da piccoli come da adulti, più come costo che come beneficio. Come se si volesse risparmiare al proprio figlio quanto ci è capitato, così come è stato percepito e magari non del tutto elaborato.
Dai, c’è del vero: tutti i primogeniti sono ex figli unici che per un po’ se la sono spassata perché avevano la torta dell’attenzione con i suoi pro e i suoi contro tutta per sé (quindi una dose fisiologica di gelosia in loro ci sta), così come tutti gli ultrogeniti questa torta intera non se la sono mai goduta perché non può esserci stata (quindi una dose fisiologica di invidia ci sta pure in loro). C’è poi il ruolo del mezzano o cadetto (termini praticamente medievali, dove sembra che qualcuno sia caduto da non so quale cavallo) che qualcuno oggi definisce come sandwich tra il non essere mai stato il grande e il non essere più il piccolo di casa.
Per il figlio unico insomma la torta è tutta sua nel bene e nel male: il pro è facilmente intuibile (zero rotture di scatole, che meraviglia!), mentre i contro che più frequentemente mi vengono riferiti (ovviamente dai figli unici non dai loro genitori) sono:
A conferma di ciò, non sarebbe un caso che i figli unici, in genere, scelgano di avere più figli, a volte anche molti di più, dei loro genitori.
Tolto questo, quali dritte preventive per i genitori no problem sulla questione come andare d’accordo tra fratelli e sorelle?
Se i genitori non amano tutti i loro figli in modo sincero ed equo a prescindere dalla loro diversità (di ordine di nascita, di sesso, di temperamento, di carattere, di scelte…) come potranno farlo fratelli e sorelle tra loro? Superare a livello individuale questa grave ferita esistenziale si può, ma per andare d’accordo tra fratelli serve che essa venga riconosciuta da tutti i figli coinvolti in preferenze a loro favore o sfavore.
Evidentemente l’amore per i figli o è senza condizioni o è qualcos’altro e con questo non significa che un genitore non possa onestamente riconoscere che in base al suo carattere (quindi è una sua responsabilità) gli riesca più facile la relazione con un figlio piuttosto che con l’altro.
Altro grosso guaio per l’accordo tra fratelli e sorelle è che i genitori si spartiscano i figli in modo che in famiglia ci sia il cocco di mamma o la cocca di papà e viceversa, grave errore che dividerebbe anche due gemelli siamesi e che comunque rivela sempre una profonda anche se occulta divisione all’interno della coppia genitoriale.
I genitori (e pure i nonni) dovrebbero stare un po’ più attenti sui tanti ruoli più o meno rigidi che appioppano ai loro figli e d’altra parte i figli, divenuti adulti, potrebbero comunque disfarsene. Ruoli tipo il maggiore bada ai più piccoli, i più piccoli non avranno mai un’opinione, i mezzani si arrangiano, i maschi devono essere così, le femmine devono comportarsi colà, Pierino ha il caratteraccio del nonno, Tizio deve portare avanti il cognome, Caio l’attività di famiglia, Sempronio non ha testa per studiare… rischiano di ingessare le vite delle persone e le relazioni tra fratelli e sorelle.
E qui il figlio adulto che non elabora questa faccenda preferisce prendersela con i fratelli anche se queste scelte di ruolo sono state fatte a suo tempo proprio dai genitori ma, in effetti, è più facile e meno rischioso prendersela con un proprio pari piuttosto che con le persone da cui si ha bisogno di essere amati, i genitori.
A volte i genitori non si rendono conto che prima di ogni gruppo viene sempre la singola persona: così un figlio è prima di tutto una persona con la sua unicità non un elemento (fondamentale, per carità) del tuo team. Quindi da sempre e da subito dedica ogni giorno 10 minuti per stare esclusivamente con lui senza gli altri di casa tra i piedi (è sufficiente una stanza, non una dépendance).
Non solo 10 minuti al giorno ma anche dei momenti speciali solo con lui, consistenti nel fare qualcosa o nell’andare in un posto che piace a lui, solo voi due o voi tre cioè anche con mamma e papà insieme. Diciamolo, il tempo si trova sempre, basta postare una foto di meno su Instagram.
Non solo i tempi, suddividi tra i figli anche gli spazi e le cose, i giocattoli, i libri, i vestiti (…) di ciascuno per dare a ciascuno quel minimo di privacy che elimina i conflitti da vita di condominio sovraffollato. Tutti, adulti in primis, hanno bisogno di un territorio personale per stare un po’ per conto proprio, di un posto per riporre le proprie cose che si devono toccare solo col permesso e che non devono stare in giro a far inciampare gli altri. E praticamente tutte le persone che hanno indossato per regola i vestiti riciclati da parenti più grandi avrebbero preferito uno straccetto comprato al mercato solo per loro, piuttosto che il golfino firmato e smesso dal cugino ricco. Sono le piccole cose (all’apparenza) a dare riconoscimento alle persone.
Perché fratelli e sorelle vadano sinceramente d’accordo da piccoli e da adulti è necessario evitare le discriminazioni sia sulle regole che sulle opportunità. Mi pare il minimo: non si può dare permessi per una stessa cosa ad età diverse perché i tempi sono cambiati (eh non è mica colpa mia se adesso sono arrivati all’iPhone 8 Plus plus plus) o perché tua sorella aveva più sale in zucca di te o perché a un maschio non può capitare nulla di male (figurarsi!), come non si può mandare al college un figlio e non avere i soldi per i pennarelli degli altri.
Gite insieme, pic-nic quando fuori è bello, tornei di giochi da tavolo le domeniche piovose d’inverno, sabati sere col pop-corn davanti alla tv… se i momenti passati insieme saranno frequenti, speciali e gioiosi allora fratelli e sorelle da adulti non solo parteciperanno alle feste di famiglia, ma anche organizzeranno delle cose assieme senza la presenza dei loro genitori giusto per il gusto di trovarsi.
Vigili cioè attenti come i vigili che hanno la responsabilità di dirigere il traffico nelle ore di punta in modo che non capitino gli incidenti dove le persone si fanno male. Così i genitori non possono lavarsene le mani e dire “ah io non c’entro che litighino pure e che si capiscano se ne hanno voglia” né quando i bambini si contendono il game boy né quando gli adulti si contendono la casa. Se poi fratelli e sorelle autonomamente riescono a stare bene tra loro senza di te, caro genitore, molla ‘sto benedetto controllo che è ora.
Quando sei con un figlio parla con lui di lui, perché è questo che significa avere una relazione. Se sei con Tizio e parli di Caio e Sempronio (e viceversa) non hai un rapporto né con Tizio né con Caio né con Sempronio. Inoltre facendo così, creerai senza volerlo una divisione tra i tuoi figli a cui non fa bene sapere da te quanto male (oh poverino!) oppure quanto bene (ah che bravo!) se la passa l’altro tuo figlio.
Può capitare che un genitore sentendosi in colpa verso un figlio inizi a designarlo come il più bisognoso di questa o di quella cosa e alla fine un po’ di tutto, generando una situazione da profezia che si avvera. Il figlio designato in qualche modo come incompetente o perdente fatica infatti ad acquistare autonomia perché riceve di più ma non ha di più. Quando l’aiuto dei genitori si protrae ad oltranza, l’accordo tra fratelli e sorelle è destinato a saltare perché gli altri figli reagiranno allontanandosi sdegnati dai genitori o iniziando un gioco al ribasso per ottenere gli stessi benefici del… mutuato di casa.
C’è infine una distanza d’età che aiuta a far andare d’accordo sinceramente fratelli e sorelle? Sembra proprio di sì in quanto può prevalere il criterio della condivisione oppure della tenerezza.
Il primo avviene quando due figli, il sesso non conta, sono gemelli o hanno fino a un massimo di due anni di differenza: in questo caso i genitori si occupano di entrambi senza trascurarne uno perché entrambi piccoli e i figli condividono prima giochi e poi amici e tempo libero rafforzando il loro legame ben oltre la presenza dei genitori.
Il secondo avviene quando c’è una differenza che supera gli 8-10 anni per cui, sempre che i genitori non tolgano affetto al più grande, le esigenze di crescita molto diverse trasformano la possibile competizione in tenerezza fraterna. Insomma la classica differenza 3-7 anni sarebbe la più difficile da gestire perché rischia di sfuggire dell’attenzione e cura verso l’uno o l’altro dei figli e questi dovranno comunque attendere di aver superato l’adolescenza per avere reali interessi in comune.
Dopo tutto questo, è doveroso ricordare che ci sono figli, soprattutto adulti, che non hanno bisogno di essere amati dai genitori ma di essere preferiti da loro. Persone competitive che, in fondo, soffrono perché i loro genitori sono… imparziali!!! Persone che sognano un mondo senza fratelli e soprattutto senza i figli dei loro fratelli con i quali vivono una mal celata rivalità. E vabbé, se ne facciano una ragione 😉
Insomma sì, tutto parte dai genitori e quindi da noi genitori. Se poi una persona desidera essere felice dovrà sicuramente prendere in mano la sua vita per non restare a guardare, con la coda dell’occhio, la vita di suo fratello o di sua sorella.