Educare non è far imparare a memoria una sequenza di nozioni

Prosegue con questo nuovo articolo la mia collaborazione con il settimanale

“La vita del popolo” per la rubrica “Stile di famiglia”.

08/04/2022 di Lucia Boranga da La vita del popolo

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  • Imparare a memoria non a Lunana: il villaggio alla fine del mondo

    Montagne e una persona di spalle a Lunana il villaggio alla fine del mondo nel Bhutan

  • Ho sentito parlare persone preparatissime, culturalmente ed umanamente, del quizzone a crocette con domande nozionistiche piuttosto improbabili attualmente conosciuto come “concorso”. Un sistema basato sul precariato e sul quiz come valutazione della cultura e della predisposizione per la docenza, non credo testimoni di possedere in sé il motivo fondante di ogni insegnamento: la passione per la crescita, lo sviluppo, la realizzazione dei ragazzi. Ciò che viene sottoposto ai futuri insegnanti sembra solo la versione macro di ciò che spesso devono affrontare gli studenti, lì dove la cosa più importante per imparare ed amare ciò che si impara, la relazione educativa, è ritenuta un optional. Per tutti i quizzoni ciò che conta è riempirsi in quel momento di informazioni e subito misurarle per poi rilassarsi e poterle dimenticare: a questo e a nient’altro servono, non certo a imparare a conoscere il mondo, e se stessi, attraverso lo studio.
  • Educare non è far imparare a memoria

    Un ragazzo con gli occhiali e una mano tra i capelli intento a studiare tra due pile di libri

     

  • È appena uscito il film candidato come miglior straniero agli Oscar dal titolo “Lunana: il villaggio alla fine del mondo” dove un giovane insegnante del Bhutan moderno viene inviato a 4.800 metri di altitudine, per completare il suo tirocinio. Una storia in un ambiente estremo dove l’insegnamento non può che essere il più puro distillato della relazione educativa: le persone, il dialogo, niente tecnologie-metodologie-strategie. Ciò che si insegna viene scelto, certamente all’interno di un programma, perché utile alla crescita delle persone. I necessari programmi sono la cornice ma non l’opera d’arte stessa: i programmi, parafrasando, sono per le persone e non il contrario. Tutti i quizzoni del mondo, quelli per docenti come quelli per alunni, hanno completamente sradicato l’insegnamento dall’educazione. Insegnare come educare significa infatti dare ai ragazzi gli strumenti per raggiungere la versione maggiormente consapevole ed evoluta di sé, prendersi cura di loro affinché imparino a prendersi cura di sé e del mondo, renderli autonomi nell’apprendimento e nella ricerca delle conoscenze utili alla vita e alla professione.
  • Imparare a memoria per la scuola della performance

  • Una ragazza sorridente legge un libro con accanto sua madre

    Educare è essere maestri per rendere l’altro maestro di se stesso, in grado cioè di cercare, trovare e inventare, non solo memorizzare, ciò che gli serve per la vita. Per un giovane non esiste e-mozione, letteralmente “mi muovo da”, più potente che scoprire di poter dare forma, in prima persona, alla propria esistenza. Quando Ugyen, il maestro tirocinante del film, chiede ai bambini di Lunana perché vadano a scuola uno di loro risponde che vuole diventare insegnante come lui, perché il maestro “tocca il futuro”. In Bhutan per diventare insegnanti serve un percorso universitario di cinque anni con un tirocinio pratico, parallelo e contestuale allo studio, esattamente di cinque anni.

  • Non è imparare a memoria ciò che serve alla vita

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