La questione femminile non è il semplice articolo “la”

Prosegue con questo nuovo articolo la mia collaborazione con il settimanale

“La vita del popolo” per la rubrica “Stile di famiglia”.

28/10/2022 di Lucia Boranga da La vita del popolo

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  • La prima donna italiana a capo del Governo: il “gender gap”
    Giorgia Meloni la prima donna italiana a capo del Governo all'inizio del suo percorso in politica

  • Niente politica, s’intende! Ma per una volta non si può non citare Crozza e il suo pungente monologo su Palazzo Chigi dove “non esistono ancora i bagni delle donne” e dove “la tavoletta del wc non è mai stata abbassata da 76 anni in qua”! Si riferiva naturalmente alla prima donna divenuta Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana perché, anche se il titolo è lungo da leggere quanto da scrivere, così si chiama il/la Capo del Governo in Italia. Il termine Premier (Minister) è in Gran Bretagna, nel Commonwealth e nei Paesi che lo vogliono definire così il titolo ufficiale del loro primo ministro.
  • La prima donna italiana a capo del Governo: il “glass ceiling”

    Due "Suffragette" le donne che si batterono per i diritti e il diritto di voto delle donne con un cartello in mano "votes for women"

     

  • Da Alcide De Gasperi a Mario Draghi approdando a Giorgia Meloni, ciò che in questo contesto conta è riconoscere trasversalmente la novità, proprio come ci accorgemmo della prima donna Ministro della Repubblica Italiana nel 1976, la “nostra” indimenticabile Tina Anselmi. E, in ordine cronologico, come ci accorgemmo nel 1979 di Nilde Iotti, che fu la prima donna nella storia dell’Italia repubblicana a ricoprire la terza carica dello Stato come Presidente della Camera dei Deputati. Risale a quegl’anni anche la prima Presidente di Regione in Italia, Anna Nenna, nel 1981 e in Abruzzo. E forse chi c’era ricorda ancora Camilla Ravera che nel 1982 divenne la prima Senatrice a vita grazie alla Nomina presidenziale di Sandro Pertini. Poi un lungo tratto di strada e di tempo per approdare, in tempi più recenti ma forse più distratti, a Maria Elisabetta Alberti che nel 2018 è stata eletta Presidente del Senato della Repubblica, risultando la prima donna a ricoprire la seconda carica dello Stato. Ed infine arrivando a Marta Cartabia che nel 2019 è divenuta la prima donna ad assumere la carica di Presidente della Corte costituzionale. Possiamo allora tirar fuori alcuni termini inerenti a quella che una volta era chiamata la “Questione femminile”.
  • La prima donna italiana a capo del Governo: il “work-life balance”

  • Una "Suffragetta" arrestata da due poliziotti durante una manifestazione per i diritti delle donneIl primo è “gender gap”, il divario di genere, cioè la differenza di trattamento tra uomini e donne in vari campi della vita come l’accesso all’educazione, al lavoro, ai diritti e alle tutele. Esiste anche una classifica, il Global Gender Gap Index: manco a dirlo, nel 2022 l’Islanda è al primo posto e l’Italia è al 63° su 146. Il secondo è “work-life balance”, l’equilibrio tra vita personale e vita professionale, ancora sbilanciatissimo per le donne sul versante personale e per gli uomini su quello professionale, il cui risultato è una società senza donne e contemporaneamente una famiglia senza uomini. Il terzo è “glass ceiling”, il soffitto di cristallo, per indicare ciò che impedisce alle donne di raggiungere posizioni di vertice e responsabilità, attraverso ostacoli apparentemente invisibili. E guardando alla storia politica internazionale, pare proprio che il ruolo di leader venga più facilmente assegnato a una donna nei momenti di grave crisi, quando ogni scelta comporta elevati rischi di fallimento e impopolarità. Onore a queste donne di spicco, a tutte le donne che si impegnano su mille fronti, anche non visibili, per lasciare ai figli propri ed altrui un mondo migliore, a tutte le donne che lottano qui da noi ed in parti del mondo in cui mostrare una ciocca di capelli, le proprie idee, la propria fede costa ancora, oggi più che mai, la vita.
  • La prima donna italiana a capo del Governo: la questione femminile non è il semplice articolo “la”

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