Prosegue con questo nuovo articolo la mia collaborazione con il settimanale
“La vita del popolo” per la rubrica “Stile di famiglia”.
27/04/2023 di Lucia Boranga da La vita del popolo
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La scuola deve istruire ed educare ma meglio un asino vivo che un dottore morto
Dall’inizio dell’anno scolastico, in un noto liceo milanese si sono ritirati cinquantasei studenti e trecento hanno dichiarato di soffrire di disturbi d’ansia. Segnalazioni simili giungono da decine di licei, senza voler aggiungere i tristissimi titoli riguardanti gesti estremi di studenti universitari all’interno di vari atenei italiani. La pandemia ha senz’altro colpito i giovani mentalmente più che fisicamente, ma a spiegare questa fragilità diffusa non può essere una sbrigativa definizione di ipersensibilità delle nuove generazioni, né si può derubricarla a meri capricci. Se esistono ancora gli adulti del sospirato “Ai miei tempi”, essi non ricordano che c’erano problemi anche a quei tempi e che comunque quei tempi non esistono più.
La scuola deve istruire ed educare ma meglio un asino vivo che un dottore morto
Ogni generazione è protagonista di tempi nuovi per i quali servono parole e azioni nuove. Un tempo la scuola educava ma soprattutto istruiva: dove trovavi, se non a scuola, chi ti diceva cose e ti comunicava nozioni culturali che altrimenti non avresti mai sentito e saputo? I libri, alcune centinaia o migliaia di pagine di carta, più gli appunti di qualche docente brillante, erano tutto ciò che dovevi leggere, sintetizzare e memorizzare. E potevi contare, nell’intero iter scolastico, su un piccolo numero di insegnanti dal carattere umano e particolarmente comunicativo che avresti ricordato tutta la vita come significativi e che avresti continuato a salutare con gioia per strada. Oggi tutto ciò che è scritto si può leggere su Intenet, a prescindere che te lo dica un prof. E questa enorme quantità di conoscenze a gratuita disposizione produce, per la legge della domanda e dell’offerta, una certa demotivazione ad apprendere nozioni culturali anche di grande importanza. Ciò che Internet non può dare è invece la relazione autentica, quella del contatto oculare e della vicinanza esistenziale, la vera prossimità. I termini si sono dunque ribaltati e la scuola oggi deve continuare ad istruire ma soprattutto educare. E se per istruire bene devi principalmente aver studiato tanto i contenuti e le metodologie, per educare veramente devi aver rielaborato tanto, processo non dato dall’età e dall’esperienza a prescindere, ma dallo stile di vita assunto da ciascuno.
La scuola deve istruire ed educare ma meglio un asino vivo che un dottore morto
Il ruolo della persona del docente è dunque fondamentale e costituito di compiti non semplici che tengono conto di diversi fattori importanti: educatore, modello valoriale concreto, guida propositiva che favorisce lo sviluppo del pensiero critico nella libertà di coscienza, facilitatore di processi di socializzazione, orientamento, cambiamento e sì, ovviamente anche di apprendimento di contenuti e competenze. E tra le competenze, soprattutto imparare come si impara nel corso della vita, quando la scuola non ci sarà più. “Meglio un asino vivo, che un dottore morto” è la citazione del mio prof di greco che fa ancora tanto effetto ai giovani che incontro oggi, da questo prof ho fatto a tempo a mandare anche i miei figli a ripetizione, non tanto e non solo per il greco.
La scuola deve istruire ed educare ma meglio un asino vivo che un dottore morto
Adoro accompagnare chi già crede in se stesso e chi sta per avere l’audacia di farlo.
Condivido idee, emozioni, esperienze e conoscenze credendo nella loro utilità.
Che sia un’opportunità di crescita personale per chi si emoziona alla prospettiva di diventare la versione evoluta di sé, puntando all’essenziale e alla convergenza della vita spirituale con quella pratica.
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