Tutti i diritti riservati
Eravamo abituati a salutarci al mattino per rivederci la sera. Per questo molte famiglie sono passate dallo stare assieme sicuramente troppo poco allo stare assieme decisamente… sempre. Dopo i primi giorni di disorientamento, dove poteva sembrare di vivere una strana ed inaspettata vacanza, le persone stanno ora facendo il percorso di adattamento che sempre si fa in caso di cambiamento o di perdita. E dopo aver reagito cantando suonando ballando disegnando, ognuno dal proprio balcone, è giunta la fase ovvia della tristezza e della necessità di metterci mano. Gli aspetti che chiedono subito la nostra attenzione sono almeno due: la conflittualità tra persone e il loro stato d’animo. La prima tende ad aumentare se gli spazi da condividere sono piccoli e i tempi forzati si allungano, il secondo tende a deperire se vengono a mancare voglia di fare e obiettivi.
Per gestire questa nuova situazione è dunque necessario riorganizzare la vita nei tempi e negli spazi, diventando capaci di mettere in atto una sequenza adatta di azioni personali e familiari. Serve cioè un progetto di vita generale e dettagliato, che impedisca la guerriglia per ogni cosa e che eviti che si cada nella demotivazione e nella depressione. Quindi, adulti, stabilite per voi e per i vostri figli la vostra giornata tipo feriale e festiva, perché i giorni sono e devono restare diversi. E la festa deve restare o ritornare ad essere festa. Decidete quando ci si alza e si va a dormire in orari regolari e fisiologici all’organismo, che non sono di certo le tre di notte-undici e trenta del mattino. Potete ripromettervi di fare insieme e sul tavolo (sì sul tavolo) pranzo e cena e se riuscirete a condividere anche colazione e merenda vi sentirete come in hotel. Poi tutti a fare le proprie cose, chi a studiare e chi a lavorare, senza più superare le otto ore al giorno. Tutto questo smart, studying o working che sia, obbliga le persone ad allestirsi una postazione di studio o di lavoro che può rimanere fissa se la casa è grande, ma che deve essere tolta e rimessa il giorno dopo se si vuole che una casa piccola resti vivibile per tutti senza invasioni di campo. Chiaramente non ci sono più scuse: se stiamo tutti a casa siamo tutti coinvolti nelle faccende domestiche, soprattutto chi il lavoro non se lo può portare in un pc. Ora portare fuori la spazzatura rischia di diventare l’incarico domestico più ambito. In ogni momento della giornata fate fare ciò che è adatto a quel momento: c’è il tempo del pigiama, quello della tuta e quello dell’abbigliamento vero e proprio, perché la sindrome dell’ospedalizzato è un problema vero e serio in casi come questi.
Come possono i figli, specie adolescenti, fare tutto questo? È necessario che sperimentino il benessere di avere uno stile di vita positivo, certo, condiviso. Ed è necessario che i genitori siano uniti nelle decisioni, che parlino ai figli con stima e li coinvolgano con fiducia, soprattutto che diano l’esempio e che non impongano ad un figlio cose che neppure chiedono all’altro. Abbiamo forse delle alternative? Certamente, l’amore vero propone e si propone con gentilezza cioè tentando sempre di non ferire. Allo stesso tempo, però, chi ci tiene davvero non fa resistenza passiva portando allo sfinimento e alla perdita di questa gentilezza i propri familiari. Vivere insieme è un’arte, come ci suggerì Papa Francesco un san Valentino di qualche anno fa. E ora ci tocca essere tutti un po’artisti, all’incrocio delle parole permesso, grazie, scusa.