Pronti… mezzo… via!
Sì, ma per dove?
Partire in quarta senza prendere in mano la propria vita capita davvero a molti, col risultato di iniziare molte cose inadatte che non si porteranno a termine, se non con l’amaro in bocca ed ostinandosi in esse.
Se è vero che la vita è la somma delle scelte fatte e non fatte, non prendere in mano la propria vita si rivela sempre una sofferenza in termini di tempo, energie, emozioni, autostima e salute. Quindi basta soffrire…
Prendere in mano la propria vita dalle piccole alle grandi cose, poiché in ogni caso vige il Butterfly effect, il principio fisico che descrive come piccole variazioni di un sistema fisico nelle condizioni iniziali possano produrre grandi variazioni nel suo comportamento a lungo termine.
Infatti nessuno, credo, sceglie deliberatamente di non prendere in mano la propria vita e di comprarsi il biglietto per la stazione dell’infelicità, eppure molti si ostinano a trascurare tutti gli scambi ferroviari, anche secondari, che ad essa conducono.
Alcuni esempi?
Ragazzi in uscita dalle medie iper-sicuri nella scelta della scuola futura, giovanissimi in uscita dalle superiori che scelgono spinti da miti adolescenziali o dal bisogno di essere approvati, giovani universitari con il timore di fare quel primo bilancio che forse li spingerebbe a cambiare, adulti che considerano il miglioramento non più alla loro portata.
Ma soprattutto tutte le persone che sanno di rientrare nella difficile categoria neet (not engaged in education, employment, training) e che sentono quanto male si sta a non prendere in mano la propria vita e a non prendere la propria strada.
Esistono in effetti dei segnali che indicano, a qualsiasi età, che è scattata l’ora di farlo cioè davvero di prendere in mano la propria vita:
Sì, pur negandolo, molte persone si lasciano andare e non dedicano tempo a formare il proprio criterio e a trovare il coraggio di esprimerlo e realizzarlo, a prendere in mano la propria vita, appunto.
A qualcuno non è stato neppure detto che la vita è una vocazione cioè la chiamata esistenziale alla propria realizzazione; e che esiste per tutti un progetto di vita cioè il disegno meditato e ragionato su come aspiri tu a vivere la tua esistenza.
Esso, il progetto di vita, riguarda l’esistenza nella sua globalità ma anche gli studi, o il lavoro, o la casa, o le relazioni considerati singolarmente.
E se non tutti i sogni diventano parte del progetto di vita, è pur vero che il progetto di vita è costituito da sogni diventati realtà.
In fondo, chi è cosciente del significato della propria esistenza, è anche in grado di superare le difficoltà del suo percorso.
Se però non sei contento, ti invito a scegliere un percorso di Life Coaching senza mai pensare che non ci sia niente da fare per te.
Non permettere che la tua opinione sia messa a tacere da niente e nessuno, soprattutto dai tuoi scoraggiamenti: per prendere in mano la propria vita basta una piccola grande scelta da Butterfly effect.
Per concludere, nessuno stratagemma di pseudo crescita personale dal nome accattivante ma solo una riflessione:
nessuno può dire ad un’altra persona quale sia il senso della sua vita o la sua vocazione o il suo progetto, ma se non hai un piano per te stesso, sarai certamente parte dei piani degli altri.
Adesso sì… Pronti… mezzo… via!